
Credere. Dopo la filosofia del XX secolo.
8 Febbraio 2018Già dalle prime pagine, dove Dario Antiseri si e ci – a noi – domanda “perché l’essere piuttosto che il nulla” (pag. 7), si può scorgere l’inizio di un percorso che, pur prendendo spunto dalla religione, si dispiega lungo la strada di una Holzwege, di un “sentiero interrotto” di heideggeriana memoria.
Tale sentiero non può che condurre il lettore di “Credere. Dopo la filosofia della XX secolo” lungo la trattazione metafisica – e il suo abbandono (?) – e da lì ragionare sul perché si debba o meno parlare ancora di religioni. Soprattutto nel mondo odierno, che è così maldestramente camuffato da democratico e moderno da non tradire le sue vere ambizioni colonialiste, sorrette dal feticcio delle merci e dal Dio denaro.
Si potrebbe poi definire mantra quel susseguirsi di costruzioni di pensiero (suo o di altri autori) che fanno quasi da leitmotiv all’interno di tutto il testo. Ed è, ad esempio, attraverso la citazione di Norberto Bobbio «proprio perché le grandi risposte non sono alla portata della nostra mente, l’uomo rimane un essere religioso», che possiamo notare la grande contraddizione che caratterizza il nostro tempo, un’era segnata dalla quantificazione, dall’essere posto ad oggetto quantificabile in termini di valore – e valore monetario – anche il nostro vivere. Abbiamo creduto, era dei lumi, di liberare il nostro destino attraverso la scienza che ha reso erudito l’uomo, e da lì alla tecnica (ma non più quella “sana” di chi scopre il fuoco “naturalmente” e lo addomestica a suo uso e consumo, bensì quella tecnica che porta all’industrializzazione in ogni settore umano). Questo fare, questo porsi al di sopra della legge naturale, della Legge di Dio (di ogni entità chiamata Dio), sembrava potesse diventare un nuovo faro “liberante”. Ci ricorda qui, invece, Antiseri come anche i filosofi contemporanei, al di là o al di qua della razionalizzazione e intellettualizzazione del nostro mondo, ci riconducono sulla via religiosa come via di salvezza dall’angoscia e dalla sofferenza.
Piccolo appunto personale. Devo ammettere che spesso non ho il tempo di leggere tutti gli aneddoti che un autore inserisce nei suoi testi per avvalorare o screditare questa o quella tesi, quindi anche a me capita di saltare parti per la fretta di arrivare “al dunque” della vexata quaestio. Non ho quel tempo perché devo leggere molti libri per studi personali, per le recensioni, perché devo dare risposte in breve tempo all’autore o alla casa editrice eccetera. Questo di Antiseri è sicuramente un libro su cui vale la pena fermarsi e soffermarsi anche nelle sue parti aneddotiche.
Tornando invece al testo, San Paolo indica come vera vita cristiana una vita di tribolazione, non necessariamente perché legata a sofferenza, angoscia, finitezza eccetera ma, semplicemente, perché secondo lui essere un vero cristiano vuol dire tenersi pronti alla seconda venuta di Cristo. Anche per ciò, seguendo i vari passaggi del saggio filosofico-religioso di Dario Antiseri, non è il Dio dei filosofi questo di “Credere. Dopo la filosofia del XX secolo”, di cui non sappiamo, ma forse, pure per questo, non possiamo non tenere in conto la sua “esistenza” fra le nostre comunità, nel nostro secolo, nel nostro “io”.
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Credere. Dopo la filosofia del XX secolo
di Dario Antiseri
editore: Armando Editori
anno: 2017
pagine: 128