Andrés Ortiz-Osés

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Mi definisco un filosofo sentimentale, forse perché nella mia infanzia rimasi orfano di padre e madre. Fui educato dallo zio, canonico e segretario dell’Arcivescovo di Santiago. Grazie a lui mossi i miei primi passi nella lettura della sua bibliotheca augustiniana e, quindi, studiai a Comillas, Roma e Innsbruck collaborando anche con il Circolo di Eranos.

Mi ordinai in Austria come ‘sacerdote mondano’ (Weltpriester) mantenendo un sacerdozio culturale aperto come professore de la Universidad de Deusto-Bilbao (Paesi Baschi).

La mia filosofia è di carattere “simbolico” e combatto per il transfer della (post)modernità ad una intramodernità di una verità del sentito. Perciò per il sentire, senso, come verità assunta come trascendente immanenza.

Per quanto riguarda il punto di vista dell’antropologo, ho studiato la cultura matriarcale pre-indoeuropea e la cultura patriarcale indoeuropea, appoggiando in seguito la cultura fratriarcale di ispirazione cristiana.

Nel mio percorso di studioso sono stati basilari i testi di filosofi come R. Panikkar e E. Trias, G. Durand e G. Vattimo. La chiave di lettura di tutti i miei scritti si cela all’interno del – diciamo così – rispristino del mito classico dell’eroe contro il dragone, che è parte della tradizione mitologica di dio contro il diavolo, proponendo un nuovo armistizio civilizzato/civilizzatore, fra i due, basato sulla sua complicità e complementarietà.