Vattimo No-Tav assolto dall’accusa di falso e un testimone mai ascoltato.
10 Aprile 20175 aprile 2017. Gianni Vattimo assolto dal tribunale di Torino dopo essersi presentato davanti ai cancelli delle Vallette (agosto 2013) con Nicoletta Dosio e Luca Abbà. Quel che non compare dagli atti, né nei giornali, è che c’era un quarta persona presente quel giorno alla visita carceraria.
Cari amici lettori sto parlando proprio del fondatore di questo blog “NonQuotidiano”. Come sapete, da molti anni ho una collaborazione continuativa e stabile con il prof. Vattimo e, come in molte delle sue recenti avventure, fui presente a tutte le visite fatte nelle carceri del Piemonte all’epoca in cui il filosofo era Deputato Europeo. E questa certo non esula.
Quello che inoltre non si è detto sulla mattina in questione, in cui io e Vattimo ci recammo nei pressi delle Vallette insieme, e Nicoletta Dosio che arriva per suo conto come Lucca Abbà (con signora al seguito), è che già dal momento dell’entrata vera e proprio fra le mura carcerarie ci sono stati disguidi; disguidi che han portato a quei chiarimenti che poi in seguito son serviti a rendere nullo il processo, come era ovvio.
Mentre fumavo una sigaretta aspettando carte e burocrazia, a dire il vero, già venni a sapere da amici, non ricordo se giornalisti o militanti di partito (all’epoca IdV), che tutti già erano a conoscenza del nostro stanziare davanti allo stabile. E fu una delle prime volte in cui mi venne fatto il nome del Senatore Stefano Esposito. Non eravamo ancora entrati ma già qualcuno dall’interno aveva avvisato testate giornalistiche palesemente – quantomeno all’epoca – ProTav e già un senatore dello Stato italiano sapeva.
A proposito di lui, è notizia ormai nota che il 31 maggio 2017 inizierà il processo per diffamazione a carico del senatore nei confronti di una simpatizzante No-Tav che aveva a suo tempo denunciato gravi lesioni e abusi sessuali subiti ad opera dagli agenti di Polizia che l’avevano fermata durante uno dei soliti incontro-scrontro in valle.
Ritorniamo però ai fatti di questi giorni. Gianni Vattimo, nelle vesti di Deputato Europeo, nel 2013, entra alle Vallette con Nicoletta Dosio e Luca Abbà, ma questo lo abbiam già detto. Il fatto che gli veniva contestato è di aver presentato i due come suoi “consulenti per i movimenti sociali”. Tutto qui!
Da agosto 2013 la macchina della giustizia stava buttando tempo e risorse per, capirete bene, questioni “da dizionario” proprio da Esposito e da Raffaele Bianco, vicepresidente dell’assemblea provinciale Pd di Torino.
Davvero non capisco cosa abbia scaldato così tanto i due eletti fra le fila del Pd da portare alla sbarra Gianni Vattimo, Nicoletta Dosio e Luca Abbà; forse ad agosto (2013) si ha poco da pensare! È consuetudine infatti, per un eletto al Parlamento, italiano o europeo, andare a far visita ai carcerati almeno nel giorno di ferragosto.
Come funziona?
La persona si presenta davanti ai cancelli del carcere, mostra il suo tesserino di eletto e i suoi documenti personali, la guardia si accerta ch’egli sia nelle possibilità di accedere al locale e, dopo aver trovato chi può accompagnare la persona – una guardia di solito – nei luoghi del carcere, lo si porta dove vuole andare.
Cosa si può e cosa non si può fare?
Si può essere accompagnati da esterni ma non da giornalisti o iscritti all’albo; si può parlare con i detenuti delle loro condizioni di vita all’intero dell’edificio ma non nel merito del caso specifico che lì li ha condotti; non si può registrare, video documentare eccetera ma si può prendere nota dei commenti di detenuti e guardie sulle migliorie apportate o da apportare, e via discorrendo sotto questa visione d’insieme.
Io ero presente durante tutta la visita incriminata e davvero non capisco cosa possa esserci stato di così eclatante da dover far spendere soldi, tempo ed energie alla macchina dello Stato e della Giustizia.
Siamo stati, e questo è vero, con Nicoletta Dosio e Luca Abbà all’interno del luogo di pena, dove al suo interno vi erano reclusi attivisti No-Tav che andammo a visitare, ma è altrettanto vero che Nicoletta Dosio era già persona nota alle guardie per esser stata più volta in visita ai carcerati, e in tempi non sospetti se vogliam così dire. È vero che pochi giorni dopo siamo ritornati con Nicoletta per visitare anche la sezione femminile, cosa che non potemmo fare a ferragosto. È anche vero che tutti noi fummo “passati al setaccio” prima che, chi di dovere, ci permise di accedere insieme all’europarlamentare Gianni Vattimo. È vero che contestarono la presenza di Abbà ma, dopo pochi minuti, arrivò il permesso anche a lui di entrare.
Ricordo benissimo che ci fermammo da molti detenuti, che io stesso parlai con molti di loro e, specialmente, ricordo di essermi intrattenuto con un “gaglioffo” di trentennale esperienza nei suoi entra-esci dalle carceri italiane, ricordo che ci fermò a parlare Francesco Furchì (credo fosse lui anche se non lo riconobbi poi tanto, avendo lui aggiunto nel tempo una folta barba che gli copriva il viso), ritenuto colpevole e condannato all’ergastolo per l’assassinio del consigliere comunale Alberto Musy nel Marzo 2012 a Torino.
Quindi, e in definitiva, cosa c’è di tanto strano in una legittima visita ben accolta, tra l’altro, dalle stesse guardie nonché dai loro ospiti?
Ciò che mi parve strano fin da subito, in vero, e ancor prima che l’europarlamentare suonasse il campanello dell’Istituto, era la presenza di giornalisti vicino ai cancelli e, soprattutto, che la notizia rimbalzò sul giornale on-line “lo Spiffero” (mi pare fosse questa la testata ma non ne sono sicuro) ancor prima che noi uscissimo dallo stabilimento carcerario.
A chi osserva attentamente, può parer da subito evidente che tutta questa storia sia stata montata ad arte, non per colpire e condannare di qualche misfatto – se mai ci fosse stato – Vattimo o la Dosio o Abbà (tanto più che il mio nome non compare da nessuna parte pur essendo stato presente durante tutta la visita), ma per assestare l’ennesimo duro colpo agli attivisti No-Tav tramite gli elementi di maggior spicco mediatico. Cosa che poi non si è avverata, ovviamente
Questa politica non può e non deve passare, un movimento lo si combatte sui contenuti e non alzando il livello di attenzione su particolari inesistenti.
Così facendo non si fa giustizia né per gli attivisti No-Tav né tantomeno per gli attivisti Pro-Tav. Che si creda o meno all’utilità di questa grande opera Torino-Lione, la giustizia non deve e non può farsi incastrare nei gangli delle contingenze.