Religione – Dimissioni papali: Intervista in esclusiva a Mons. Stenico
11 Febbraio 2017Sono passati esattamente quattro anni da quando Benedetto XVI annunciò al mondo la rinuncia al Ministero Petrino.
Quella decisione non fu compresa da tutti: alcune persone pensarono che il Papa avesse rinunciato per sfuggire agli attacchi che in quel periodo la Chiesa stava subendo, dalla pedofilia fino ad arrivare alle lotte interne al Vaticano ed ai documenti sottratti a Benedetto XVI dal suo maggiordomo. Tutti questi fatti ancora oggi non hanno trovato un riscontro nella realtà e, a mio avviso bisogna attenersi alle dichiarazioni rilasciate proprio dal Papa in quei giorni. Egli si è dimesso perché, le sue forze fisiche non erano più in grado di sopperire allo sforzo necessario ad un così alto officio. Per il bene della Chiesa serviva “nuova linfa” e, probabilmente, un nuovo modo di parlare alla gente ed ai fedeli. A questo punto l’avvento di Papa Francesco sembra non casuale, ma consequenziale a questa necessità di nuova energia.
Prima di proseguire vorrei raccontare la vita di oggi del Papa Emerito. La sua giornata è molto simile a quando era Papa regnante, a parte la differenza nel modo e nella frequenza con cui riceve ospiti.
Il Papa Emerito risiede nel monastero Mater Ecclesiae, posto nei giardini vaticani. Abita con il segretario Monsignor Georg Ganswein, il quale ricopre anche la carica di prefetto della Casa Pontificia per Francesco. Inoltre ci sono le quattro suore “Memores domini”, con lui anche quando era in carica. Joseph Ratzinger si alza poco prima delle 07:00 e, prima della colazione, recita il breviario. Dopo la colazione, si ritira nel suo ufficio dove studia, scrive e risponde alle lettere. Dopo le ore 16:00, con le “ausiliarie” ed il suo segretario passeggiano nei giardini vaticani fino alla grotta di Lourdes, che riproduce quella del noto Santuario. La sua tranquilla giornata termina con la cena delle 19:30 ed il TG delle 20:00. Da qualche tempo per sentirsi più sicuro il Papa Emerito usa il deambulatore per camminare.
Tutto questo prima del saluto a Francesco I e prima che l’elicottero si alzasse in direzione Castel Gandolfo.
Per comprendere ancora meglio ed in modo definitivo le dimissioni di Papa Benedetto XVI, è bene introdurre l’intervista da me svolta a Monsignor Tommaso Stenico.
Nato a Borgo Valsugana, in Trentino Alto Adige, Tommaso Stenico è un prelato che, tra il 1972 ed il 1981, accumula una lunga esperienza come docente di religione cattolica presso diverse scuole statali. Un grande traguardo raggiunge nel 1982 quando prende servizio presso la Santa Sede, nel settore della Segreteria di Stato. In passato è stato collaboratore presso l’emittente televisiva cattolica Telepace e presso Radio Maria. Fatte le dovute presentazioni, veniamo alle ragioni della nostra intervista.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali che ci sono state, chiedo a Monsignor Stenico quali sono, secondo lui, le ragioni della rinuncia del Santo Padre. Afferma Stenico:
«Bisogna attenersi a quello che ci ha detto Benedetto XVI al momento della rinuncia, senza tentativi di dietrologia. Secondo me, come ha affermato Benedetto XVI, anche il venir meno delle forze fisiche ha influito. A mio avviso non si devono neanche analizzare i gesti e le prime azioni di Papa Francesco perché, ad esempio, Francesco non ha portato avanti la questione Vatilikes, e gli scatoloni portati a Castel Gandolfo non sono stati praticamente aperti.
Il cambiamento è in atto e Benedetto XVI ne ha segnato il passo.
Il cambiamento si traduce anche nella partecipazione alle messe domenicali scesa negli ultimi 25 anni dal 60%, all’8% di oggi. Un cambiamento importante. Situazioni diverse si presentano anche nel confronto tra Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il primo ha esercitato il proprio mandato fino alla fine, il secondo invece si è dimesso. Anche Giovanni Paolo II aveva pensato alle dimissioni, ma il suo segretario Stanislao gli suggerì che i tempi non fossero maturi. Per questo motivo il segretario Stanislao, oggi Vescovo di Cracovia, ha duramente criticato Benedetto XVI, affermando che “dalla croce non si scende”. Benedetto XVI ha deciso, a differenza di Paolo VI e Giovanni Paolo II, in autonomia.
Per quanto riguarda Paolo VI con Mons. Macchi allora Segretario di Papa Paolo VI, si parlò di dimissioni ma anche in quel caso si pensò che i tempi non fossero ancora giunti. Come detto Mons. Sodano ed il suo segretario Mons. Gaswein. Volevo sottolineare che Papa Benedetto XVI non si è mai pentito delle sue dichiarazioni, vedi il discorso di Ratisbona. Inoltre voglio precisare che il Santo Padre non si è dimesso perché non si poteva cacciare il Cardinale Segretario di Stato Bertone; i due, anzi, ai tempi in cui Ratzinger era Prefetto per la Dottrina della Fede collaborarono moltissimo. E siamo nei primi anni ’80. Inoltre un’altra questione che vorrei affrontare è la convivenza tra Benedetto XVI e Francesco. I due si sentono spesso.
Il segno maggiore di rispetto che Papa Francesco ha dimostrato nei confronti di Papa Benedetto XVI è la firma ed il completamento dell’enciclica “Lumen Fidei”. Inoltre da sottolineare la partecipazione di Benedetto XVI ai concistori per la creazione di nuovi cardinali nel 2013 e nel 2014, poi la presenza del Papa Emerito alla santificazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, oltre che la sua presenza alla beatificazione di Paolo VI».
Prosegue inoltre Mons. Stenico:
«Il Papa Emerito è un istituzione, ed è previsto dal 1984 dal codice di diritto canonico, che rinnovò Giovanni Paolo II, anche se già dai tempi di Giovanni XXIII e Paolo VI esisteva il diritto canonico. Con Francesco la riforma della Chiesa prosegue, ed infatti la creazione del gruppo di nove cardinali, guidato dal Segretario di Stato Mons. Parolin, ne è una prova lampante. Questo gruppo non è un dicastero, ma si occupa di riformare la Curia, al fine di curare le relazioni con le Chiese locali».