Virginia Raggi scontra i muri delle lobbies capitoline (che taluni media e partiti difendono)

Virginia Raggi scontra i muri delle lobbies capitoline (che taluni media e partiti difendono)

5 Settembre 2016 1 Di Francesco Greco

Virginia e la solitudine dei numeri primi. La guida di una città, invischiata antropologicamente nei maneggi di potere, non è una passeggiata. In special modo se a difesa del potere si schierano vecchi partiti e giornalisti parziali.

La “lettura” che i media danno dell’abbandono di funzionari e assessori dalla giunta capitolina è interessata, parziale, pregna di enfasi. Si va dall’innocenza perduta, di “Repubblica” (Massimo Giannini), ai toni da tragedia greca del Pd, come se fosse estraneo al degrado. È una password troppo ideologica e dimostra, ove ce ne fosse ancora bisogno, quanto questo paese sia al fondo conservatore e provinciale, a destra e sinistra.

La realtà è che la sindaca del M5S in due mesi sta toccando interessi corporativi e parassitari cristallizzati nel tempo, lobby potentissime, caste fameliche (quella descritta da Rizzo e Stella è più vorace che pria), poteri forti abituati ai loro maneggi indisturbati (i politici di prima reggevano il moccolo, a volte il sacco) e che la macchina burocratica, forse adusa a lavorare nei chiaroscuri, nell’ambiguità, rema contro.

politica-virginia-raggi-scontra-i-muri-delle-lobbies-capitoline-che-taluni-media-e-partiti-difendonoUn “avviso” che non sarebbe stata una passeggiata, nonostante il grande consenso riportato al ballottaggio del 19 giugno, sono stati i trenta incendi scoppiati in contemporanea in tutti i punti della città: manco Nerone sarebbe stato tanto bravo a orchestrarli battendo il “ciak!”. Troppi per non far pensare male e ipotizzare un’unica mano criminale che ha mandato un pesante avvertimento alla povera Virginia Raggi.

Che a questo punto non ha altre opzioni: deve continuare il cammino da sola, fare di testa sua, in tutta solitudine, assumersi le enormi responsabilità di cui è stata investita, senza se e senza ma, senza direttòri né guru alle spalle a portarle la mano e a dare suggerimenti che si sono rivelati fallaci e suicidi.

E soprattutto non solo non si deve assolutamente dimettere, ma resista alla tentazione di riciclare gente dei passati governi cittadini (di destra e di sinistra) sebbene delle “cime” nel loro campo, e affidarsi a persone tutte nuove e specchiate non compromesse col passato.

Quanto accaduto è solo un temporale d’agosto. Il cammino del nuovo è sempre aspro e ispido di difficoltà, ma il mandato pieno ricevuto è forte e la autorizza a continuare usando altri parametri nella scelta dei collaboratori: è la solitudine dei numeri primi ma la rivoluzione non è mai stata un pranzo di gala. È la Storia, bellezza!