La mafia uccide (bambini)! Oggi il ricordo delle vittime di mafia.
21 Marzo 2020Da lungo tempo non si parla più di Mafia né di giustizia.
Sono giorni in cui si sente la morte soffiare sulla Penisola. Ma oggi è anche il giorno del ricordo di altri morti, per mafia. Io qui voglio ricordare i bambini, vittime innocenti per antonomasia.
il Covid-19 ha annullato le manifestazioni del 21 marzo, giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’appuntamento è stato rinviato ad ottobre, il 23 e 24.
Molte sono le iniziative online con gli hashtag #iorestoacasa #memoriaeimpegno #21marzo2020 #EranoSemi.
Ad oggi se ne contano 108… di quelli che sappiamo. Eccone alcuni.
La prima vittima di cui si ha conto risale al 28 dicembre 1896, Emanuela Sansone di anni 17 anni a Palermo. La madre, Giuseppa Di Sarno, diventò la prima collaboratrice di giustizia della storia.
La più piccola non era ancora nata, uccisa il 5 agosto 1989, da due mesi era nel grembo della madre Ida Castelluccio nonché moglie dell’agente segreto Antonino Agostino.
Giuseppe Letizia, un pastorello di 12/13 anni delle zone del corleonese, è testimone del sequestro del sindacalista Placido Rizzotto ucciso poi il 10 marzo 1948. Il bambino muore da li a poco per un’iniezione letale fattagli da dottori “uomini d’onore” che lavorano nell’ospedale (Ospedale Dei bianchi, Corleone) dove è ricoverato il bambino per via dello choc seguito al rapimento del Rizzotto. Alcune fonti storiche divergono: viene avanzata anche l’ipotesi che sia il 2 agosto e non il 10 marzo e che l’uomo che poi viene ucciso sia il medico palermitano Francesco Russo per mano del dottor Giuseppe Navarra, capomafia e direttore dell’ospedale Dei Bianchi. L’unica parte appurata è il dove e come viene ucciso il bambino, ovvero, tramite iniezione letale presso l’ospedale Dei Bianchi e quindi, pensando alle conoscenze mediche dell’epoca, è presumibile sia morto per mano dello stesso Navarra o di qualche medico/infermiere suo gregario.
Altro caso è quello che coinvolge quasi un’intera famiglia freddata a rate, a distanza di tempo l’un dall’altro componente. Guerre fra famiglie, faide.
Soprattutto Siamo, per esempio, sulle pendici del monte Billemi, a Tommaso Natale, borgata di Palermo e Il 19 Gennaio 1961 due killer sparano alla schiena di Paolo Riccobono che stava scappando dai killer. Di anni ne aveva 13. Già il 16 novembre 1957 ne viene ucciso il padre e suo fratello Giuseppe nel ’60. Oppure 26 giugno 1959. Ha 15 anni Anna Prestigiacomo quando due colpi di fucile le strappano la gioventù. Si scopre poi che è stato un rifiuto allla proposta di matrimonio fra famiglie il motivo scatenante.
Il 19 settembre 1959 muore per un colpo vagante Giuseppina Savoca di anni 12 anni. L’obiettivo dell’agguato è Filippo Drago, un pregiudicato di 51 anni, ma a morire all’istante è Giuseppina.
Ladri in erba, ladri da 4 soldi, “ladri di polli” si direbbe.
Ma la pagheranno cara Giovanni La Greca (15 anni), Riccardo Cristaldi (15 anni), Lorenzo Pace (14 anni) e Benedetto Zuccaro (13 anni). Il bottino meritevole di co tanta punizione? Poca roba, quasi nulla, hanno scippato inconsapevolmente la madre di Nitto Santapaola. È il 13 aprile 1978 quando vengono rapiti e portati in una cascina presso Risesi, Caltanissetta, di proprietà del boss Giuseppe Di Cristina. Strangolati a mani nude e gettati in un pozzo.
Il più piccolo era ancora vivo.
Giuseppe e Salvatore Asta, gemellini di 6 anni uccisi il 2 aprile 1985, vittime incidentali – insieme alla madre – dell’attentato al giudice Carlo Palermo a Bonagia, in provincia di Trapani. L’autobomba è sul ciglio della strada da cui passa la loro macchina che non sapeva di far in quel momento d scudo a quella del magistrato. furono ritrovati resti umani nel raggio di centocinquanta metri.
Il 12 dicembre 1985, intorno alle 20. Graziella Campagna, di anni 17 anni, aspetta l’autobus in quel di Villafranca Tirrena (Messina) ma viene fatta salire su un’auto. Cinque colpi di fucile a canna mozza e via, il delitto di mafia è servito. Perché? Lavorava in una lavanderia e da una camicia sporca aveva tirato fuori un’agendina che non doveva essere vista da alcuno. Men che meno dimenticata dal proprietario della camicia, Gerlando Alberti Jr, il nipote del boss Gerlando Alberti. Altra fatidica “colpa” di Graziella è stato avere un fratello carabiniere, e quindi la paura per i malviventi che questa agendina andasse nelle mani dell’Arma.
Firenze. Nadia e Caterina Nencioni, 9 anni la prima e 50 giorni l’altra, rimangono uccise insieme ai genitori nella strage di via dei Georgofili la notte tra il 26 e il 27 maggio del 1993. Un’autobomba imbottita con 277 chili di esplosivo scoppia a pochi passi dalla Galleria degli Uffizi, portando con sé anche uno studente universitario fuori sede, Dario Capolicchio di anni 22, raggiunto dalle fiamme dell’esplosione direttamente nel suo appartamento dove – non – aspettava la morte.
Giuseppe Di Matteo a Cavallo nel maneggio da dve venne portato via da finti agenti della DIA.
Il piccolo Giuseppe Di Matteo, 13 anni di cui 779 giorni di prigionia – rapito il 23 novembre 1993 – per vendetta contro il padre collaboratore di giustizia. Il figlio del boss Santino Di Matteo viene strangolato in un casolare vicino san Giuseppe Jato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. Mandante è Giovanni Brusca, boss di Cosa Nostra, e il luogo dove Giuseppe Di Matteo viene rapito è oggi un Giardino della memoria.
8 maggio 1998. Mariangela Ansalone, 9 anni a Oppido Mamertina, paesino nell’Aspromonte. Uccisa insieme al nonno perché per puro caso passano in automobile davanti ad un negozio dove era in corso un “regolamento di conti”.
12 novembre del 2000, Valentina Terraciano viene colpita da una raffica di proiettili in testa mentre si trovava in braccio alla madre nel negozio di fiori dello zio, vero obbiettivo anche se innocente fratello di un terzo uomo. A Pollena Trocchia, cittadina in provincia di Napoli, il giorno dei funerali vengono distribuiti confetti neri a contrasto della ara bianca. E si, di anni ne aveva due.
16 gennaio 2014. Un agguato a Cassano allo Jonio spezza la vita di Cocò (Nicola) Campolongo, di soli 3 anni, e del nonno (vero destinatario dell’agguato che per non essere ucciso usava da tempo il bambino come scudo umano, portandoselo con sé nei suoi loschi tragitti “d’affari”). Cocò arde vivo dentro la Fiat Punto del nonno e, insieme a loro, anche la giovane compagna di lui (27 anni). Si vuol solo ricordare qui che il nonno oltre ad aver usato il bimbo come “scudo umano”, Nu piezz ’e merda insomma, era anche legato alla «cosca degli zingari» che gestisce il traffico di droga nel Cosentino.
8 maggio 2019. Noemi di 4 anni è in ospedale colpita dalla pistola di un killer che l’ha inseguita per spararle. A 4 anni? Si, come per gli altri, momento sbagliato al posto sbagliato (in quel momento a pochi passi dalla Stazione Centrale di Napoli).
Tutte uccisioni che vanno a infittire la trama dei misteri d’Italia oltre che del sistema mafioso in Italia, fra ammazzati per sbaglio e vendette o ragioni mai chiarite.
C’è chi è convinto che combattere l’innalzamento dei mari svuotando l’acqua con un secchiello sia un buon inizio. E forse lo è.
Noi limitiamoci a denunciare ogni mafia che sia quella tanto pubblicizzata dai media o quella di quartiere, di bulli vari, di pedopornografica, di colletti bianchi e di qualsivoglia organizzazione più o meno strutturata che viola il diritto e la dignità umana ancor prima ancora della legge.