
Silvio Berlusconi e il NO al Referendum
25 Ottobre 2016Ecco in buona sostanza quel che a parer mio può destare maggiore preoccupazione nel referendum costituzionale 2016, rispetto alle precedenti variazioni tentate nei passati governi degli ultimi venti anni. Paradosso per paradosso, prendiamo due esempi – italiani – di governo in due tempi diversi. Berlusconi/Renzi!
Seppur figlio edipico, l’attuale tipo di governo non rispecchia nessuna delle buone intenzione del padre putativo.
Il “governo genitore”
È il governo Berlusconi in cui chiaramente, se non nelle parole nei fatti, il Premier-imprenditore si occupava di leggi, faccende personali e aziendali come fossero un tutt’uno; attività che pareva dovessero essere d’interesse del popolo italiano per intero. Se così non fu, ben presto lo divenne!
In soldoni, Berlusconi-Premier faceva il buono e il cattivo tempo disponendo al meglio di ciò – e di chi – per lui poteva essergli d’aiuto e modificando leggi e decreti che, invece, potevano essergli d’impiccio. Sia come uomo sia come imprenditore. Questo modo di amministrare il bene comune fece sì ch’egli poté – e può tuttora – godere appieno dei frutti del proprio operato di premier ma, al contempo, possono goderne anche coloro che, in qualche misura, capirono di poter trarre profitto dalle famose leggi ad hoc (ad personam): piccoli e grandi imprenditori (e nondimeno tanta gente comune), con i loro piccoli e grandi condoni fiscali, immobiliari, giudiziari eccetera, poterono vivere con buona pace della “ragione” all’ombra della legge.
La prima grande conseguenza ricadde proprio sui lavoratori, autonomi o dipendenti, che si ritrovarono in un nuovo e insperato periodo di fioritura economica. Poi arrivò “la sinistra” a smontare il castello di sabbia, molti come bambini piansero e pochi lo ammisero, ma queste sono altre storie!
A ben vedere dunque, il ventaglio di furberie – qualcuno dice – berlusconiane era puntato verso il basso, cioè si occupava, in buona parte, di problemi comuni a molti cittadini e se, in qualche modo, ne sentivi il fresco propizio vento, a lui poco importava perché i “cocci” erano tuoi e non certo suoi ma, a te, andava di lusso proprio perché avevi spolverato via cocci comuni di vasi diversi. Insomma, con lo stesso “Condono edilizio alle aree protette” (2004), Berlusconi si è messo a posto Villa Certosa e, chi aveva una villetta abusiva a ridosso del mare, oppure un Hotel, è stato graziato dalle ruspe e dai ricorsi vari ed eventuali. Ad esempio…
Ora è il tempo di Edipo, il governo Renzi.
Dalle prime sue comparse di Premier si pensava fosse figlio dell’ex-Cavaliere ma, praticamente subito, il fiorentino ha dettato un punto di svolta epocale rispetto all’imprenditur: parla costantemente di banche ed Europa; un Monti in miniatura!
Mentre Berlusconi non parlava mai né di banche né di Europa, se non per farsene beffa, per Renzi son diventati i punti cardine delle sue ossessioni istituzionali.
Una svolta epocale, dicevo, perché dà come l’impressione che, dietro ad una riforma che certamente ha molto di positivo, si nasconda un ventaglio di furberie che poco fresco propizio vento possano portare alla povera gente comune. Mi spiego meglio.
Se prima abbiamo parlato di un Premier-imprenditore che, grazie anche agli interessi personali, dava la possibilità ad altri nella sua posizione di essere agevolati dalla legge (vi ricordate, altro esempio, il Decreto Biondi del ’94 che, de facto, rimise in libertà 2.764 detenuti di cui 350 coinvolti in Tangentopoli?), ora assistiamo alla sudditanza, mi sembra palese, di un governo Renzi, a leggi di pura statistica sulla pelle della povera gente e a tutto beneficio dell’economia. Economia di chi?
Leggi di mercato, si diceva, dettate da mega colossi dell’economia mondiale che rimproverano ai Paesi del sud Europa troppe «tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori» oppure «il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi». Pare che questo colosso (uno in particolare) abbia un nome, e un documento stilato dove ha scritto “nero su bianco” ciò che vi sto qui riportando. Per maggiori dettagli in merito vi rimando anche alla lettura del testo di Diego Fusaro pubblicato sul blog del Movimento 5 Stelle e di Beppe Grillo (#IoDicoNo alla riforma costituzionale della Jp Morgan).
Al di là di quale sia il vostro parere personale e politico sul Movimento e su Diego Fusaro, è inoppugnabile che la Ministra Boschi e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi siano implicati in più modi e maniere con affari di banca (Mps, Banca Etruria, eccetera). E, allora, usando il vecchio calcolo “2+2” non si fa tanto fatica a credere che qualcosa di vero al fondo ci possa essere sulla tesi avanzata dal filosofo torinese.
Ancor più, i temi del No che più vengono in luce attraverso i media, avanzati dal costituzionalista Zagrebelsky e dai molti esponenti a lui aggregati, sono per lo più lacunosi e si basano, vedi anche Travaglio, su ortografia, conteggio delle parole usate in più sulla modifica del testo costituzionale del ’46 eccetera; non “bucano lo schermo”, quello televisivo di cui la politica – e “dunque” il consenso di massa – oggi vive.
I temi invece portati avanti dal Premier in persona o dalla Ministra Boschi sono per lo più convincenti, e non voglio aprire un altro capitolo anche se servirebbe parlarne, ma sul medio-lungo termine, pensiamo al taglio dei Senatori, significherebbero una sconfitta irreversibile per il senso democratico che l’Italia, nel cuore e con il cuore, ha acquisito con la caduta del totalitarismo mussoliniano, che ha ereditato dalla lotta antifascista.
Diciamocela tutta. Un politico che dice di voler tagliare una intera classe politica, se non è un ossimoro, è una barzelletta di quelle che sappiamo già: ora la sfida sta fra quelle di Pierino e quelle sui carabinieri!
Parlando seriamente invece, signori, non sono i costi della politica a preoccupare la gente comune bensì quanto costano i politici inefficienti. Se per esempio, invece di tagliare il numero dei Senatori, avessero immesso per Costituzione una forma di remunerazione meritocratica, come per gli agenti di commercio, a deputati, senatori e chiunque abbia l’alto compito di amministrare un territorio, quanto nel medio-lungo termine avrebbe guadagnato il Paese? Togliere 2 o 300 senatori – con tutto il loro contorno di assistenti – è una bazzecola in confronto alla minaccia di uno stipendio minimo più provvigioni se lavori e, al terzo mese, se ti addormenti o sei assenteista recidivo fai i bagagli e lasci il posto a chi ti segue in graduatoria perché ha preso meno voti di te (in campagna elettorale, intendo).
A proposito, in questi giorni, dal Movimento, è arrivato alla Camera un disegno di legge (prima firmataria la parlamentare Roberta Lombardi) per il dimezzamento degli stipendi suo e di tutti i suoi colleghi. Ma su questa ultima, in realtà, non sono troppo concorde per altri motivi che magari inserirò in altro articolo.
Ciò detto, comunque, queste sopra, sono proposte che veropresumibilmente non verranno mai prese in considerazione, anzi, è di poche settimane fa la notizia che i giornalisti non possono più fotografare in aula deputati che giocano sul tablet o si addormentano sulla poltrona. Pena severe multe.
La legge boschi ha certo aspetti positivi che possono attrarre e sicuramente migliorare un testo scritto nel 1946 ma, con questo modo di intendere la politica, fatta di propaganda e veti alla verità, di palcoscenici e sotterfugi, io preferisco dire No ad una Riforma che ci vincolerà per decenni e aspettare tempi migliori. Non per me, per la politeia.