Le amnesie del “giornalismo di relazione”
20 Settembre 2016Il “giornalismo di relazione” (così chiamato dai colleghi tedesco, con sommo disprezzo), consiste nel racconto del reale in modo parziale, deformato, interessato, intellettualmente disonesto.
Ennio Flaiano ci regalò un guizzo sulfureo di impertinenza: “Da noi le rivoluzioni sono impossibili: ci conosciamo tutti”, aggiungendo poi: “Le rivoluzioni italiane cominciano nelle piazze e finiscono in trattoria” (A Frà, che te serve?).
Lo scrittore pescarese dev’essere considerato a pieno titolo un padre della patria. Titolo di cui per primo avrebbe riso. Cosa vuol dire “ci conosciamo tutti”?
Dà l’idea di qualcosa di vischioso, di ammiccamenti, di omertà, di compromesso. Il giornalista “conosce”, è amico del politico dentro al sistema che ogni tanto, a uso e consumo degli ingenui, pratica forme di restyling “comunicate” dalla propaganda come rivoluzioni, ma che lasciano lo status quo come lo trovano.
Tutt’e due sono amici del lobbista, tutti e tre del banchiere, tutti e quattro del massone, tutti e cinque del colletto bianco, e così via in un’allucinante catena di Sant’Antonio che finisce nella penombra dove tutto è possibile.
E’ il “giornalismo di relazione” schifato dal popolo di Kant ed Hegel, brodo primordiale che contiene la visione-narrazione che i media daranno: intellettualmente disonesta, che provoca la stagnazione del reale.
Ecco perché l’apparire di un partito anti-sistema, il M5S, ha provocato il livore e la reazione furiosa, pavloviana, iconoclasta dell’establishment politico, culturale, industriale, mediatico. Anche perché si è affermato avendo contro l’apparato della comunicazione, nessun gruppo editoriale, tv, solo un blog su cui se ne son dette di cotte e di crude.
Oggi la dialettica nel M5S è definita con enfasi “faida”, nel Pd le lotte intestine sono invece “democrazia”. Che poi passare dall’anti-sistema a entrar dentro le istituzioni, governare non sia facile, anzi, è un trauma, è un’altra cosa. Ma sono “traumi” che possono anche far crescere, maturare, avanzare, comunque da gestire.
Il “giornalismo di relazione” ci è venuto in mente dopo il summit-crociera di Bratislava giorni fa. Ricordate Berlusconi sbeffeggiato dalla Merkel e Sarkozy che si davano di gomito, ridacchiando? Era il 22 ottobre 2011, G20 a Bruxelles, conferenza-stampa. Portò sfiga a B., che un mese dopo sarebbe stato scacciato dallo spreed alle stelle e sostituito dal governo tecnico di Monti, eterodiretto dalla Merkel. “Un complotto”, dice da sempre B. forse lo è, forse no. Renzi fu fra quelli che sghignazzò più forte (oggi è pentito, tipico dell’italiano medio).
Corsi e ricorsi, la stessa rappresentazione è avvenuta a Bratislava il 16 settembre 2016: Renzi è stato mandato a fare un bagno dalla Merkel, al posto di Sarkozy stavolta però c’era Hollande, ma la sostanza è uguale, le icone plasticamente sovrapponibili.
Solo che il “giornalismo di relazione”, che allora applaudì Merkel-Sarkozy tifando contro B., stavolta il collegamento non l’ha fatto, non ha richiamato i file per accoppiarli e ha accomodato la coperta di Linus a Renzi. Avrebbe dovuto aggiungere che con questi atteggiamenti da bullo di paese (“Sui migranti facciamo da soli”, citazione dell’autarchia di Mussolini), ci sta portando fuori dall’Europa. Per la gioia di Salvini, che ha gli stessi obbiettivi.
Che i poteri forti hanno sbagliato a puntare sul “tosco”, che non sarebbe capace di governare un condominio senza combinare disastri, figurati una nazione. Che il Jobs Act ha arricchito i soliti noti e creato altra disoccupazione, che la “buona scuola” la sta distruggendo col ricatto della stabilizzazione del posto, che il TFR in busta paga è stato un fallimento, che l’Ape è un regalo alle banche con cui gli aspiranti pensionati dovranno fare un mutuo e arricchire quelli delle performance di Montepaschi, Etruria (ecc.) che tanta povertà hanno portato alla gente che risparmia (e che per “Il Fatto” sono in odor di massoneria).
Sarà anche per questo che le tirature dei giornali calano precipitevolissimevolmente? Ormai come ventriloqui parlano a se stessi. Non hanno target. Ma si preferisce dare la colpa al web che, una volta tanto, è innocente.
-Ormai come ventriloqui parlano a se stessi. Non hanno target. Ma si preferisce dare la colpa al web che, una volta tanto, è innocente.- non solo è innocente…ma , se sai dove pescare, dice anche la verità, a differenza della stampa vergognosamernte venduta a un chigi che scambia una strage-marzabotte- con una battaglia. … ciauuuuu
si questa infatti è stata una vera gaffe da servo o illetterato.
servo e illetterato…
[…] Questo interessante approfondimento va arricchito in Italia con i nefasti rapporti amical – lobbistici non solo fra i giornalisti e il mondo che dovrebbero controllare ma fra gli stessi giornalisti che li rendono un mondo indipendente, autoreferente e ai loro occhi intoccabile. Via Non Quotidiano […]