Back to the future e vecchi leader che ritornano contro, forse, il dilagante populismo.

Back to the future e vecchi leader che ritornano contro, forse, il dilagante populismo.

30 Novembre 2016 0 Di Francesco Greco

Back to the future, dall’ospizio alle cancellerie: Tony Blair (63 anni) e Silvio Berlusconi (80 anni) hanno l’età giusta per godersi la pensione. E invece…

Pensateli seduti sulle loro poltrone vista caminetto, un po’ di giardinaggio leggero, a portare a scuola i nipotini, ad impartire lezioni ben pagate negli atenei, un po’ di carità qui e là che fa molto “human friendly”, insomma, immaginateli come se foste voi al loro posto (se mai vi piacessero le giornate sì faticose!) alla loro età e con le loro possibilità economiche e quant’altro; una vecchiaia cool fra yacht (Blair) e paradisi… fiscali (Berlusconi). Nulla a che spartire con quella dei comuni mortali, impicciati come sono fra prostate, dentiere, pannoloni, tac, Parkinson, case di riposo eccetera . politica-back-to-the-future-e-vecchi-leader-che-ritornano-contro-forse-il-dilagante-populismo4

E invece no, i vecchi leader europei hanno avuto ultimamente un sussulto di vitalità, probabilmente da acne giovanile ritardato o rinnovate prime effusioni per fratte ma, tant’è, i cari vecchi si “ributtano nella mischia”. Un gioco trasversale a destra e a sinistra.

Forse dietro c’è un disegno (la dietrologia è materia universitaria); magari una Spectre che li ispira e coordina; una mente sofisticata; un Grande Vecchio; i Savi di Sion; una loggia; i poteri forti che mettono i soldi (dacché anche la restaurazione non si fece coi fichi secchi); Nonna Papera che non li vuol vedere gironzolare per casa tutto il giorno in mutandoni del dr. Gibaud col Tuttosport in mano. Chissà!? O forse son solo velleitarismi fuori tempo massimo, turgori tipo “Malena”, forzature semantiche che arrivano quando non si vuol prendere atto che è giunto il tempo di lasciar spazio ad altri.

A ben guardare, loro, come altri, sono gli stessi personaggi che comandarono fra i Novanta e il Duemila tirandoci dentro a guerre regionali, finte rivoluzioni, pulizie etniche, crisi economiche, finanze creative, “manovre” il cui costo – lacrime e sangue – abbiamo pagato solo noi.

A cominciare da Bill Clinton (e, tra l’altro, era sua e non di Trump l’idea del muro al confine col Mexico – 1994), che si fece due mandati (1993-2001) e ha appena sostenuto la candidatura della moglie Hillary alla Casa Bianca spendendo un miliardo di dollari cash.

politica-back-to-the-future-e-vecchi-leader-che-ritornano-contro-forse-il-dilagante-populismo5Stessa lunghezza d’onda di Nicolas Sarkozy: Carlà glielo aveva detto con una cover: stai buonino, hai una certa età, metti la maglia di lana, eccoti la tisana. Sarkò si è sfracellato alle primarie destrorse del 20 novembre 2016 (in Francia si voterà a primavera) giungendo dietro a Juppè e Fillon, gollisti (Marina Le Pen ringrazia: ora è davvero sicura di vincere, Hollande ha fatto a pezzi la sinistra).

Il buon Berlusca omaggiò frau Merkel con un apprezzamento hard (“culona inchiavababile”), ma nel 2011 la pagò cara via spreed: la Kohls Mädchen, la “ragazza di Helmu Kohl”, come veniva simpaticamente vezzeggiata molto tempo addietro, si è messa in stand-by per il quarto mandato nonostante i brutti segnali che i tedeschi le hanno mandato alle elezioni locali, anche tramite i neonazi (e intanto è lì a dettare patti di stabilità dal 2005, sempre devota al Divo Giulio). Ricordo che in Germania si vota a settembre 2017.

Tony Blair, nel mentre, ha gettato le ancore al largo di Leuca scendendo dal “Rosiehearty”, la “barca” di 56 mt. ex di Rupert Murdoch, e ha affittato un loft nel cuore della City convocando via whatsapp gli ex mandarini per scalare il Labour Party (governò dal 1998 al 2007). Tema: come scacciare la May e tornare presto al 10 di Downing Street? (Qualche corsaro incontinente è arrivato col pappagallo in spalla… pardon, in mano).

E se nel coro dei popoli siamo italiani, potevamo sottrarci al trend del riciclo?

Sarebbe stato da parvënü, da cafoni. Lo si era capito dalla fregola con cui Silvio, dopo averlo sedotto, ha abbandonato Stefano Parisi (che si sta facendo la sua bella nicchia-partito da 1%, “Energie per l’Italia”).

politica-back-to-the-future-e-vecchi-leader-che-ritornano-contro-forse-il-dilagante-populismo7Da animale politico, B. ha intuito che la leadership di Renzi è debole, senza prospettive, esausta, sociologica, folkloristica, che non ci saranno Nazareni-bis, che i suoi interessi (che fece coincidere con quelli dell’Italia) non sono più garantiti (tiene in ansia i cinesi, vuol tenersi il Milan). Il suo sogno è guidare i moderati al voto anticipato di primavera, dopo la vittoria del “No” al referendum costituzionale (4 dicembre 2016) e la riforma elettorale col proporzionale.

Avevano ragione Rino Formica («La politica è sangue e merda»), e Massimo D’Alema («È un animale selvaggio che si ciba di carne fresca»). Più fresca di così si muore…

Non sarebbe estraneo al puzzle Donald Trump. I maliziosi dicono che B. lo ha incontrato a fine settembre 2016, a New York, pro domo sua (Trump Tower) e ha pianto sulla sua spalla dopo che Vincent Bollloré, Presidente della società francese Vivendi, lo aveva smascherato sul bluff di Mediaset Premium.

Persino Obama, vista l’aria gelida che tira, ha deciso di restare nei paraggi a “vigilare” che Trump non faccia troppo baccano, anche se ormai è innocuo come un Hurricane che ha scaricato la sua forza in campagna elettorale (l’Obamacure resterà) perché, come recita un vecchio adagio, «una cosa sono le elezioni, un’altra è governare». E poi al tycoon interessa la great America, che gli frega della vecchia Europa?

Insomma, “nessun dorma” pare essere il leitmotiv di questo gerontocomio politico dove, in effetti, pare che a dormir non ci vada proprio nessuno. Del resto, anche noi comuni mortali, vorremmo capire come stanno procedendo; se alla “va là che vai bene” oppure c’è un disegno globale, neo-conservatore, ancièn-regime?

Sul perché accade tutto live, intanto, noi possiamo azzardare qualche ipotesi.

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Prima ipotesi, quella sociologica: accortesi dell’esiguità politica e culturale, l’inaffidabilità delle leadership europee, specie quelle “in progress”, le lobby economiche e finanziarie ricorrono al piano-b. Per arginare la deriva populista, (“difendere la democrazia”, dice frau Angela: da chi?) spingono gli ex che garantivano i vecchi equilibri, per una ristrutturazione soft del capitalismo in affanno che così chiama alle armi i “riservisti”. Anche perché, fatti i dovuti calcoli, questo è ciò che abbiamo ora in Europa: da Renzi a Theresa May, da Salvini a Farage, da Grillo alla Le Pen, dai neonazi tedeschi agli austriaci. Tutte virate nel populismo con sfumature razziste. E Trump alla Casa Bianca è una “sponda” potenziale e potrebbe esserci l’effetto-domino.

politica-back-to-the-future-e-vecchi-leader-che-ritornano-contro-forse-il-dilagante-populismoAltra ipotesi: impedire il disfacimento ideale e materiale dell’Europa, che ormai ha assunto un passo esponenziale dopo il 23 giugno 2016 (Brexit) e le falangi populiste tracimano ovunque.

Ma potrebbe anche essere una strategia per affrontare la minaccia del terrorismo islamico, che necessita di una risposta tosta (invocata anche dal patriarca ortodosso Kirill).

Se siano vuoti protagonismi, autosuggestioni, furori da eterna giovinezza o tessere di un mosaico più complesso lo sapremo presto. Una cosa però la si può dire sin d’ora: c’è anche una lettura antropologica, oltre che politica. La terza età non esiste più, il confine è vago, sfuggente. I leader europei hanno trovato l’elisir dell’eterna giovinezza, la pappa reale dell’immortalità.

Come se si fossero ibernati, con la loro visione del mondo. Ora si fanno scongelare temendo l’apocalisse del populismo, il big-bang. Vedremo la reazione dei popoli: li copriranno di ridicolo come illusi che vogliono fermare il tempo o si affideranno all’usato sicuro preferendolo al salto nel vuoto del populismo?