Una famiglia perbene.
11 Aprile 2017V’è da dire che da anni collaboro con lo scrittore Danilo Campanella e quindi il mio pensiero può sembrar di parte. Ma non è così!
M’imbarazza anche ammettere che ho cominciato a leggere il romanzo “Una famiglia per bene” in treno e, così preso dalla lettura, ho dimenticato la valigia nel vagone dove ero seduto. Fortunatamente scendevo a fine corsa del convoglio ferroviario.
Il libro narra una storia vera di metà ‘800, quella di madame Marie Delphine Macarty (vedova del dottor Leonard-Louis-Nicolas LaLaurie), che s’intreccia con lo schiavismo dell’epoca coloniale e storie di torture, esperimenti scientifici su umani e omicidi. A far da voce narrante è una donna nera, Camille, che riconosce per caso durante una degenza ospedaliera, l’aguzzina di un tempo, Madame, come colei che gli entrava negli incubi ogni notte e la tormentava da tutta una vita. Da questo punto in poi il libro comincia a tessere la tela di un processo giudiziario, voluto dalla donna di colore e dalla opinione pubblica scandalizzata per via dei fatti già noti, dove vengono chiamati a testimoniare molti degli ex schiavi, molte vittime dell’orrore di quella casa che madame Lalaurie divideva con il marito complice.
Danilo Campanella è molto attento a mescolare riferimenti storiografici e pensiero comune del tempo, il tempo post rivoluzione francese, con un’avvincente prosa che lascia il giusto spazio all’immaginazione di ogni lettore per poi, in vero, dare un finale inaspettato e che certo qui non svelerò.
Si può inoltre facilmente notare come l’autore sia stato attento alla forma di scrittura in voga in quegli anni e a come, pur citando alcuni dei più famosi filosofi che ancora oggi conosciamo, abbia omesso correnti e filosofi (vedi Nietzsche) che, pur facendo parte di quella epoca, rimasero per lo più misconosciuti al grande pubblico del secolo.
Si sente, come un profumo nell’aria, che l’humus di cui si nutre tutto il testo è permeato degli studi universitari di filosofia dell’autore, ma non solo. Leggendo si possono trovare interessanti aforismi, frasi fatte ma non scontate e logore:
«Chi sta in pace muore nel sonno»
oppure boutade ciniche e divertenti come quella in cui madame Lalaurie spiega, interrogata, come è morto il suo secondo marito:
«Morì come aveva vissuto. Mangiando»
Ma ci sono anche punti in cui sembra, grazie alla voce narrante, che Danilo Campanella voglia “far la morale” ai suoi contemporanei per svegliarli dall’attuale torpore. E forse è così:
«Noi che per secoli abbiamo trainato il carro pesante della civiltà a schiene curve, sotto il peso dell’ozio dei padroni e della loro filosofia, pontificata nelle università e nei tribunali sotto il vessillo della ragion di Stato, la cui asta era ficcata nella schiena della ragione dell’uomo agonizzante».
Interessante, e ve lo lascio come ultimo pensiero sul libro, è questo scambio di vedute, sulle rivoluzioni, fra la protagonista di colore e il suo avvocato:
«Sai qual è il peggior pericolo delle rivoluzioni?»
«Quale, monsieur?»
«adagiarsi sulle baionette. Sai perché?»
«Perché le baionette sono puntute?»
«Brava!»
—–
Una famiglia per bene.
di Danilo Campanella
editore: David and Matthaus
anno: 2016
pagine: 144
ISBN: 9788869840869