
E perché l’archivio Vattimo va a Barcellona?
8 Giugno 2016Lunedì 6 giugno 2016 si è celebrata l’inaugurazione degli archivi del filosofo torinese Gianni Vattimo. Dove? All’università Pompeu Fabra di Barcellona, Spagna. I conti non tornano…
Da qualche tempo, diciamo dai primi mesi del 2015, si è messa in atto questa grande operazione di trasferimento ma, soprattutto, di ricognizione nel passato personale fra le carte e gli appunti dell’appartamento di Via Po, centro Torino, del professor Gianni Vattimo. Un mirabile lavoro orchestrato e diretto personalmente dal filosofo dell’ateneo catalano professor Santiago Zabala che, a più riprese e non senza il poderoso intervento di Vattimo stesso, ha catalogato e inscatolato un archivio composto – finora – di due diari, quaranta quaderni e cinquanta cartelle, come ben riporta il giornalista amico Claudio Gallo di “La Stampa” (martedì 7 giugno 2016).
Alla notizia, diversi amici e stimati colleghi si sono chiesti, e non sembra tanto scontata come domanda, la motivazione di una decisione così improvvisa per un intellettuale ancora fortemente in attività e, soprattutto, le ragioni del trasferimento all’estero di documentazioni appartenenti ad un filosofo – seppur di fama internazionale – che ha coltivato gran parte delle sue opere nella città italiana tanto cara a Nietzsche. Molto semplicemente, interrogato, Vattimo ha risposto affermando che simile richiesta, quella di creare un “archivio Vattimo”, non è mai arrivata dall’Italia e la prima università, a porla, è stata proprio quella di Barcellona. Ed è vero.
Alcuni si sono risentititi per “mancanza di patriottismo” da parte del Debolista e, alcuni, han guardato alla notizia come ad una delle tante “occasioni mancate” dalle Istituzioni italiane.
Nulla di tutto questo si avvicina però alla conta dei fatti reali. Non è assolutamente vero, e scusami Claudio [NdA: Claudio Gallo], che Vattimo – cito testualmente dall’articolo di cui sopra – “in Italia appare un grande dimenticato”, anzi, nonostante le sue posizioni a volte contrastino con quelle di taluni media o di taluni politici, esse sono oggetto di grande attenzione e grande ricerca per gli studiosi italiani e per gli universitari italiani che ancora apprendono molto, per esempio, dal suo “Introduzione a Nietzsche” o dal suo “Introduzione a Heidegger”. Recentemente, la professoressa Donatella Di Cesare dell’Università La Sapienza di Roma ha affermato pubblicamente, durante un convegno sul pensiero di Gianni Vattimo, che, almeno a titolo personale,
«sarebbe stato impossibile leggere i testi di Nietzsche, ma soprattutto quelli di Heidegger, senza Vattimo».
La sua presenza ha certamente influenzato generazioni di studiosi, compresi grandi filosofi come Derrida o Richard Rorty.
Per concludere, cosa c’è all’origine di questo archivio che si sposta da Torino A Barcellona? Uno zelante giovane Research Professor of Philosophy dell’Università Pompeu Fabra, Santiago Zabala, che, dopo aver diretto alcune collane di libri con Vattimo, scritto diversi libri su Vattimo e l’ultimo con Vattimo (Comunismo Ermeneutico), ha ben pensato di proporgli “cittadinanza onoraria” per i documenti e faldoni, del Maestro, presso la facoltà dove lavora.
Perché non ci han pensato prima gli atenei italiani? Oppure l’amico ed ex allievo – come Zabala – Gaetano Chiurazzi, professore di Filosofia teoretica al Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione nella stessa Facoltà in cui, fino al 2009, ha insegnato lo stesso Vattimo?
Seppur avanti negli anni, Gianni Vattimo è un uomo estremamente lucido e un intellettuale attivo e, soprattutto, largamente partecipe nella società e nella cultura italiana ma non solo. Forse questo è stato il freno maggiore per quanti potevano ambire, ora come ora, all’eredità intellettuale di Vattimo. Ovviamente – o, probabilmente – Zabala escluso.
[…] giorni addietro su “La Stampa” in merito la vicenda di cui anche noi abbiamo trattato (E perché l’Archivio Vattimo va a Barcellona?), ha risposto a NonQuotidiano tramite una mail (NdA: in foto lo screen delle prime righe). Ho […]