Calamandrei: La desistenza

Calamandrei: La desistenza

17 Luglio 2016 0 Di Redazione

All’opera di normalizzazione di meccanismi anomali, negli anni e frutto di nodi intricati e mai sciolti da governi e popolo, va affiancata quella trasformazione intellettuale della società italiana che Calamandrei chiamò, non senza giuste ragioni, Desistenza. Il testo (del 1946), è ancora estremamente attuale tant’è che io vorrei chiedervi, per comprendere ed attualizzare meglio il testo, di sostituire mentalmente e mentre leggete, alla parola “fascismo” che qui troverete, le parole “periodo storico”: VEDIAMOLO…

«Si è scoperto così che il fascismo (NdR: periodo storico) non era un flagello piombato dal cielo sulla moltitudine innocente, ma una tabe spirituale lungamente maturata nell’interno di tutta una società, diventata incapace, come un organismo esausto che non riesce più a reagire contro la virulenza dell’infezione, di indignarsi e di insorgere contro la bestiale follia dei pochi. Questo generale abbassamento dei valori spirituali da cui son nate in quest’ultimo ventennio tutte le sciagure d’Europa, merita di avere anch’esso il suo nome clinico, che lo isoli e lo collochi nella storia, come il necessario opposto dialettico della resistenza: “desistenza”. Di questa malattia profonda di cui tutti siamo stati infetti, il fascismo (NdR: periodo storico) non è stato che un sintomo acuto»

Pietro Calamandrei, nell’editoriale Desistenza, apparso sul n.10 de Il Ponte del 1946