Aimé Césaire: Cahier d’un retour au pays natal (1956)
19 Dicembre 2020Aimé Césaire: Diario del ritorno al paese Natale
Trad. it. G. Benelli, Milano Jaka Bok 2004, p. 61
Et je me dis Bordeaux et Nantes et Liverpool
et New-York et San-Francisco
pas un bout de ce monde qui ne porte mon empreinte digitale et mon calcanéum sur le dos des gratte’ciel et ma orasse dans le scintillement des gemmes!
E ricordo Bordeaux e Nantes
e Liverpool e New York e San Francisco
non un pezzo di questo mondo che non porti le mie impronte digitali e il mio calcagno sulla schiena dei grattacieli e la mia sporcizia nello scintillio delle gemme!
Césaire ‹seʃèer›, Aimé. Poeta antillano di lingua francese (Basse-Pointe, Martinica, 1913 / Fort-de-France, Martinica, 2008), uno dei maggiori esponenti della negritudine.
Leggendola mi è venuta in mente la bellezza umana e intellettuale di un grande amico che a 80 anni “suonati” non smette di amare la poesia e, forse così, s’illude che l’uomo sia poesia, cosa amabile.
E anche la foto dell’uomo nero felice con un bambino fra le braccia è grazie a lui, a Giancarlo. Per il testo di questa stupenda poesia dapprima ho pensato ad un’immagine del negro sottopagato nei lavori più lerci, poi all’Africa più povera… insomma lo stereotipo classista razziale bianco della cultura ipocrita che ben incarno, colore a parte. Ecco che pensare a un vecchio bianco professore torinese di letteratura spagnola, ai suoi occhi colmi di tanta pena pietas e amore, mi ha portato a questa immagine che, forse meglio, riassume il senso dignitoso dell’essere un lavoratore e poi nero. Poi.
All’amico prof. em. Giancarlo Depretis, un cuore dentro il corpo di un uomo. Tuo, Simone